Andrea Savorani Neri
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Doel, at the edges of civilization
2016-2024

"Resisting is futile," reads the title of a book by Walter Siti. A leitmotif that fits perfectly with the story of the town of Doel, in Belgium. Engulfed by the unstoppable expansion of the port of Antwerp - the largest industrial port in Western Europe - Doel has been resisting for half a century.

When Belgium began construction of one of its two nuclear power plants in the mid-1960s, the small town - which has existed since the 15th century - was destined to be demolished because it was too close to the nuclear installation site.

Thus began a story of "resistance" that has lasted until today. Doel has become a microscopic Mecca for groups of artists, cultural associations, environmental NGOs, and anti-nuclear activists. But above all, it has become a semi-blank canvas for graffiti artists and street artists who have taken over the walls of the houses, progressively subjected to eviction or abandonment.

Since then, Doel has gone through various phases: it has alternately become a simple, disreputable neighborhood and also a small open-air museum of "tags." Today, this place full of boarded-up windows and gardens overrun by weeds seems to have reached the final stage of its long battle to resist erasure.

In Doel, only three houses are still inhabited and there's an improbable bar, situated in the midst of a semi-deserted area, yet always bustling during aperitif hours, frequented exclusively by power plant workers.

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Doel, ai confini della civiltà
2016-2024

«Resistere non serve a niente», recita il titolo di un libro di Walter Siti. Un leitmotif che calza perfettamente alla vicenda della cittadina di Doel, in Belgio. Fagocitata dall'espansione inarrestabile del porto di Anversa - il più grande porto industriale d'Europa Occidentale - Doel resiste da quasi mezzo secolo.

Quando a metà anni Sessanta il Belgio avvia la costruzione di una delle sue due centrali nucleari, il piccolo centro abitato - che sorge su un insediamento di cui si ha notizia sin dal xv secolo - è destinato ad essere raso al suolo perché troppo vicino al sito destinato all'installazione nucleare.

È allora che comincia una storia di «resistenza» durata fino ad oggi. Doel si trasforma in una microscopica Mecca per gruppi di artisti, per associazioni culturali, ong ambientaliste e antinuclearisti. Ma soprattutto diventa una lavagna semi-vergine per graffitari e artisti di strada che si impossessano dei muri delle case, progressivamente sottoposte a sfratto o abbandonate.

Da allora Doel ha attraversato varie fasi: è diventata a periodi alterni un semplice quartiere poco raccomandabile ma anche un piccolo museo di «tag» a cielo aperto. Oggi questo luogo pieno di finestre sbarrate e giardini invasi dalle erbacce sembra arrivato alla fase finale della sua lunga battaglia per resistere alla cancellazione.

L'imperativo per la città di Anversa è completare la nuova fase di espansione del porto industriale. A Doel restano 3 case ancora abitate e un bar surreale, che sorge nel mezzo di in un semi-deserto, ma sempre strapieno all'orario dell'aperitivo, frequentato esclusivamente dai lavoratori della centrale.